Col tempo ogni cosa va variando.
Questa indiscutibile verità così mirabilmente espressa da Leonardo da Vinci vale certamente per la terapia delle malattie e dell’artrite reumatoide, in particolare. Nel volume IV del trattato di Medicina Interna – Manuale pratico per medici e studenti - diretto da A.Ceconi e F. Micheli, il capitolo dell’artrite reumatoide (“poliartrite cronica primaria”) così recita:
“La terapia del reumatismo cronico dispone di un abbondante arsenale di mezzi, al quale purtroppo non corrispondono in misura adeguata i successi.
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La terapia oggigiorno in favore è quella così detta stimolante, detta anche aspecifica, oppure proteinoterapia, questi due ultimi termini non corrispondendo più all’evoluzione subita dall’argomento negli ultimi anni. Il meccanismo con cui la terapia stimolante giova è in fondo quello attribuito alla termoterapia, anche a quest’ultima potendo quindi essere esteso il concetto di terapia stimolante; essa provocherebbe una reazione nei tessuti malati con la conseguenza di una riacutizzazione del processo intorpidito nella cronicità, e in un secondo tempo della sua guarigione.
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Cure balneari e climatiche sono spesso indicate nelle croniche artriti in genere. Le acque solforose e radioattive sono le più indicate per le bagnature; le radioattive però agiscono soltanto per l’inalazione delle emanazioni di radio, perciò possono essere vantaggiosamente sostituite con queste ultime, oppure con la bibita di acqua radioattiva artificiale (fiala PAGLIANI). Le fangature sono le più consigliate e anche le più praticate (Abano, Salsomaggiore, Montecatini, Acqui), forse anche le meno efficaci.
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Il soggiorno in paesi a clima cado (nell’estate le due nostre Riviere e la Sicilia, nell’inverno Tripoli, Algeri, l’Egitto) suole essere vantaggioso per i cronici artritici. Del pari, in singoli casi, i bagni di sole o di sabbia e le irradiazioni di alta montagna; quelle artificiali (lampada di quarzo) sembrano prive di efficacia o quasi.
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Il nutrimento deve essere quanto è più possibile buono e sufficiente. Nel grande numero dei casi si tratta di soggetti più o meno malandati nella nutrizione generale e nella sanguificazione, perciò è tanto più indicata la buona alimentazione, magari rinforzata con una cura con preparati di ferro e di arsenico.
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Il programma terapeutico da istituire di fronte al reumatismo cronico secondario e primario di cui finora abbiamo trattato, dispone, come si è visto, di un armamentario non indifferente di cui il medico accorto deve sapere usare con opportunità, secondo le indicazioni del caso singolo, nel riguardo anzitutto dello stadio in cui si trova la malattia e dell’entità della sintomatologia da combattere. Prudenza e moderazione in proposito non saranno mai a bastanza consigliate;fare di più dello stretto necessario, come avviene non tanto di rado nei luoghi di cura, può essere di danno anziché di vantaggio per il malato. si pensi anche che si tratta di malattia che nel grandissimo numero dei casi decorre con progressione assai lenta, per anni e per decenni, perciò non mancherà al sanitario ne il tempo ne l’occasione di saggiare successivamente i vari provvedimenti che il caso può suggerire, procedendo prudenzialmente dai meno energici ai più energici, il contrario potendo essere più di danno che di vantaggio. Si pensi anche che la malattia presenta spesso delle soste nel suo decorso che possono durare anche a lungo, le quali saranno sempre di soddisfazione per il malato, ma anche per il medico che avrà sempre motivo di metterle in rapporto con le cure da lui consigliate! ”.
Ciò che colpisce nella lettura di questo vecchio trattato è il fatto che anche se i rimedi allora impiegati nella terapia dell’artrite reumatoide ci sembrano oggi alquanto blandi, il parere degli autori dell’epoca sulla loro potenziale efficacia è tutt’altro che negativa. Alla voce “prognosi” così si legge infatti: “la prognosi della poliartrite cronica primaria non è ottimista, ma ne manco del tutto pessimista, come si pensava in passato e ancora molti pensano”.