Tratto da “Il Medico di Famiglia. Igiene e Salute”. Pacific Press Publishing Association, Brookfield, Illinois, 1923 - Capitolo IX
Uno dei requisiti essenziali nelle cure da prestare ad un ammalato è di rendere aggradevole l’ambiente ove è confinato. Nei casi di prolungata malattia è talvolta necessario di compiere qualche lavoro d’adattamento nella casa per il maggior benessere dell’infermo..
La camera dell’ammalato
Questa dev’esser ben illuminata e gaia; situata in modo da esser inondata, per una parte del giorno almeno, dai raggi del sole. In estate è preferibile una camera che s’apra all’est ed in inverno una al sud-est. Dev’esser il più lontano possibile dagli odori della cucina e convenientemente vicino ad una sala da bagno. È necessario che sia ben ventilata, semplicemente arredata, evitando tanto una penosa nudità di pareti, quanto eccessivi ornamenti. Le pareti devono esser di piacevole colore o con tappezzeria a disegni e colori uniti. Molti infermi deboli e nervosi si sono estenuati a contare i disegni sulla tappezzeria o a tracciarvi coll’immaginazione figure e disegni fantastici.
Si asporti dalla camera dell’ammalato ogni cosa appartenente ad altri membri della famiglia, affinché l’infermo non sia di continuo disturbato da familiari in cerca di qualche capo di vestiario o d’altro.
La camera dev’esser tenuta scrupolosamente pulita ed in ordine. Ogni oggetto necessario sia al suo posto e vi si tolgano quelli superflui. Non si tenga alcun cibo nella camera, e vi si asporti subito ogni stoviglia usata o panno sudicio.
Si pulisca la camera senza sollevarvi polvere, servendosi di una scopa avvolta in un panno bagnato o di un apposito spazzettone. Si inumidiscano con un po’ d’acqua o di petrolio i cenci usati per spolverare. Se vi sono tappeti che non possono essere smossi si puliscano accuratamente senza sollevar polvere.
Si tengano solo tendine lavabili nella camera di un infermo. Qualche vaso di fiori serve a rallegrare l’ambiente. Si escluda però ogni fiore dall’odore troppo penetrante.
Si faccia cessare ogni rumore che possa dar noia all’infermo, quale il cigolio d’un uscio, lo sbatacchio d’una tendina, il cicaleccio di persone (peggio ancora se sottovoce ma udibili dall’ammalato) ecc.
Non si permetta ad alcuno di scuotere il letto di sedervisi sopra o anche solo di appoggiarvisi contro. Si eviti ogni discussione o conversazione fastidiosa all’infermo.
Due o tre volte al giorno, anche quando fa freddo, deve ventilarsi a fondo la camera, aprendo porte e finestre; si copra per bene il paziente, inclusa la testa mentre è così esposto all’aria. Il letto dev’esser protetto da correnti d’aria e posto ove l’ammalato sia in grado di lanciare ogni tanto una riposante occhiata fuori della finestra. Devesi però badare che la luce di questa non stanchi i suoi occhi.
Commento
Di questa prima sezione ci colpiscono lo scrupolo per i dettagli e l’attenzione a garantire le massime condizioni di benessere della persona. Ci si preoccupa dei colori della stanza, degli ornamenti delle pareti e della scelta dei fiori per “rallegrare l’ambiente”. Ci colpiscono anche il linguaggio e lo stile di esposizione: la delicatezza del gesto di coprire la testa dell’ammalato al momento di ventilare l’ambiente contrasta con la ruvida fermezza della frase “Non si permetta ad alcuno di scuotere il letto di sedervisi sopra o anche solo di appoggiarvisi contro”. L’intesità dell’attenzione riservata al rispetto dell’ammalato trova una perfetta sintesi nello stigmatizzare “ il cicaleccio di persone (peggio ancora se sottovoce ma udibili dall’ammalato).”