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Col tempo ogni cosa va variando”.

Questa è una profonda verità elegantemente sintetizzata da Leonardo da Vinci in una sua memorabile frase.

Anche in reumatologia tutto cambia: orientamenti, schemi di terapia, percorsi diagnostici, percorsi assistenziali ... A volte si tratta di cambiamenti minimi, altre volte di veri e propri capovolgimenti di fronte. E’ questo il caso dell'impegno cardiovascolare in corso di artrite reumatoide. Uno degli aforismi più popolari tra i giovani studenti di reumatologia negli anni ‘70 era il seguente: “il reumatismo articolare acuto lambisce le articolazioni e morde il cuore, mentre l'artrite reumatoide lambisce il cuore e morde le articolazioni”. Lo scenario attuale, alla luce delle più recenti evidenze, consente di mettere fortemente in discussione questo vecchio aforisma. La mortalità cardiovascolare nei pazienti con artrite reumatoide è più elevata rispetto alla popolazione generale. Il reumatologo deve quindi porre grande attenzione alla individuazione del rischio cardiovascolare nei pazienti con artrite reumatoide ed attivare percorsi incisivi ed efficaci volti a prevenire questa ulteriore grave complicanza della malattia.

Ogni soggetto con artrite reumatoide deve essere correttamente informato in merito al fatto che la sua malattia gli conferisce un rischio di mortalità cardiovascolare del 50% più elevato rispetto a quello della popolazione generale. A questo rischio contribuiscono vari elementi tra i quali la malattia infiammatoria di fondo, il fumo, l'ipertensione, la dislipidemia (più frequenti nei pazienti con artrite reumatoide). L'importanza del processo infiammatorio, nella genesi del rischio cardiovascolare, è testimoniata dal fatto che questo rischio aumenta nei soggetti che presentano più elevati valori di proteina C reattiva e di velocità di eritrosedimentazione.

Il paziente deve comprendere che uno stato di flogosi attiva favorisce l'evoluzione del processo aterosclerotico ed amplifica pertanto i normali fattori di rischio come l'obesità, la dislipidemia e la insulino-resistenza.

Preciso dovere di ogni reumatologo è quello di controllare l'efficacia dell'intervento volto a ridurre i fattori di rischio cardiovascolari nel percorso di follow-up.